Gaio Giulio Cesare e il guado
Gaio Giulio Cesare racconta del guado in Britannia: fu di certo un incontro particolare, dopo il quale il blu divenne un colore da temere.
Blu vitrum
Gaio Giulio Cesare è stato generale, politico e scrittore romano del I secolo a.C.
Uomo di grande cultura, descrisse minuziosamente la sua campagna militare, inserendo nella narrazione molte curiosità sugli usi e sui costumi delle tribù barbariche con cui veniva a contatto.
Ci raccontò di come "...tutti i Britanni poi si tingono col guado, che produce un colore ceruleo, e per questo in battaglia sono più terrificanti di aspetto; e sono di capigliatura allungata e con ogni parte del corpo rasata tranne la testa e il labbro superiore..."
Ecco che i guerrieri dipinti della Britannia, facilmente riconoscibili dai disegni blu sulla pelle, divennero famosi grazie al “De bello gallico” di Giulio Cesare. La loro ferocia e il loro coraggio sono evidenti dalle sue cronache. I disegni dei tatuaggi erano per lo più svolazzi, linee e cerchi, che riflettevano animali astratti e forme della natura.
Spaventosi alla vista, questi disegni avevano probabilmente un significato religioso, che univa i guerrieri ai propri dèi, alla propria terra e alla propria tribù. Non sappiamo se la fonte del pigmento blu - a cui si riferiva Cesare con il termine “vitrum” - fosse la tintura di guado o un miscuglio di rame e ferro. Tuttavia, il guado sembra essere il materiale più probabile, soprattutto considerate le sue proprietà antisettiche.
Pianta antisettica
Anche tra gli Iceni della regina Boudicca, era d'uso dipingersi il corpo e il viso in battaglia con il guado. Il primo compito di tale tintura era infatti quello di proteggere i guerrieri, attraverso la scrittura sul corpo di simboli e segni. Ma oltre a proteggersi e a spaventare il nemico, aveva anche l'innegabile dote di disinfettare, proprietà utilissima durante la battaglia, per sanare in fretta le ferite.
Quando Cesare invase la Britannia nel 55 a.C, i Romani si videro assaliti da guerrieri con corpo e viso dipinti di blu: alcuni dicono che fossero i Pitti, i ribelli scozzesi, ma la maggior parte degli storici ritiene che coloro che incontrarono i Romani, fossero popoli celtici.
Rosso Roma - Blu Britannia
Tanto rosso e poche tracce di blu (se non pittoriche) nella storia di greci e romani. Di questa poca passione, per il blu/azzurro, troviamo accenni nei testi classici. Non solo Cesare associa il blu agli spaventosi Britanni, anche Lucrezio nel suo catalogo di donne sgradevoli descrive come occhi brutti quelli azzurri. L'incontro/scontro fra romani e popolazioni britanniche evidenzia non solo un fatto storico ma curiosamente anche la contrapposizione fra colori e simbologie - e non ultimo l'utilizzo di piante tintorie differenti. Il rosso è il colore di Roma e del mondo classico.
Non si può non accennare quindi alle sue simbologie, che lo associavano alla vita, al fuoco, al sangue. Era il colore dei soldati e dell'imperatore, dei mantelli tinti con la robbia, dei cimieri, degli scudi, dei centurioni ed il rosso aranciato era il colore della sposa romana e richiamava non a caso la fiamma.
RISORSECommentarii de bello Gallico - Wikipedia
Scheda botanica di Guado (Isatis tinctoria L.) | Piante spontanee (suryanamaskara.altervista.org)
I colori degli antichi. Opsine, pigmenti e parole oscure – seconda parte | MARGUTTE
2 commenti
Molto interessante, apparte che i romani pagavano non poco il blu egizio, giacché a loro mancava, mi sovviene il detto chi disprezza compra… Ops il genere Umano ha sempre cercato i colori per manifestare e glorificare la propria storia, il proprio prestigio… 🙏❣️
Molto interessante questo excursus all’interno della produzione letteraria di Giulio Cesare, solitamente non frequentato!